Subscribe:
 
www.nottenera.it

Pages

giovedì 11 settembre 2014

L’ho visto anch’io.



“Questo racconto è lo studio sincero e spassionato del come probabilmente devono nascere e svilupparsi nelle più umili condizioni le prime irrequietudini pel benessere; e quale perturbazione debba arrecare in una famigliuola, vissuta sino allora relativamente felice, la vaga bramosìa dell’ignoto, l’accorgersi che non si sta bene, o che si potrebbe star meglio. Il movente dell’attività umana che produce la fiumana del progresso è preso qui alle sue sorgenti, nelle proporzioni più modeste e materiali.”

Quando incontro e conosco per la prima volta Paula Carbini, Vice Presidente Nottenera, e mi presenta con tenero affetto la Sèrra, mi torna in mente Verga, e la dedizione descrittiva con cui si accingeva a descrivere il piccolissimo paesino siciliano di Aci Trezza.
Nottenera parte da qui, dall’esplorazione di Serra de’ Conti, a passo svelto, perché, a due giorni dal festival, non c’è un minuto da perdere.
Serra è uno di quei gioiellini del centro Italia in cui gli abitanti sono accomunati dallo stesso sentimento di odi et amo per la terra in cui vivono: una terra troppo piccola da cui spesso si vuole fuggire, e altrettanto spesso sembra essere il posto più bello del mondo.
A la Sèrra le giornate sono ancora molto lunghe, l’alba e il tramonto scandiscono ancora i silenzi, la chiesa e il circolo muovono ancora le chiacchiere, e l’Arte resta ancora qualcosa di vago e roba da pazzi.
Come può allora - questo melanconico quadretto romantico - ospitare la tinta eccentrica dell’Arte?
L’effetto immediato sarà una tela di Jackson Pollock.  
Sono incuriosita, Paula mi racconta velocemente come nasce l’iniziativa Nottenera e l’aneddoto vale la pena di essere raccontato. Immaginatevi una gang di provincia – anche senza calzoncini e ginocchia sbucciate – che lamenta a voce alta l’assenza di una Notte mondana, che sia bianca, rosa o azzurra, ma che sia mondana, e a casa loro.
La risposta venne, frutto della creatività intellettuale di Sabri, Paula e l’allora Sindaco Sign. Bruno Massi, e la Notte, tanto voluta dai giovanissimi del paese, si tinse di Nero, ed oggi, non senza difficoltà, Nottenera festeggia la sua ottava edizione.
Il tema scelto è L’Invisibile, per dirlo banalmente con le parole di Antoine de Saint-Exupéry – l’essenziale invisibile agli occhi. Ciò che non sembra ci sia, eppure c’è. Così, d’ora in avanti, i miei occhi non cercheranno che ciò che non si vede.
Ne è un caso la “comunità” di Andrea Silicati, di cui si scoprono i volti, i lineamenti caratteriali che si possono scogere in essi, ma della comunità neanche l’ombra. Cos’è che occorre affinché la comunità venga riconosciuta tale? La risposta di Silicati sono le persone, costrette ad un faccia a faccia non filtrato, nudo, genuino.
Per Marta e Diego della Via, che si portano dietro una biografia bellissima, invisibili sono i genitori “presenti e potenti”. Ma anche, e con questo, l’incomunicabilità tra due generazioni, l’impossibilità di spiegare a una il disorientamento dell’altra, il “tedio della domenica” e la gustosità di un boero.
Per La Muuf, duo di artigiani-artisti, sono quei luoghi colpiti da “iettatura sociale”. Un esempio ne sono le panchine, che nel triste immaginario odierno sono diventate sinonimo di barbonaggio, di nullafacenza, mentre hanno sì bisogno di tornare ad occupare il loro ruolo originario: quello dell’incontro, di luogo en plain air per le chiacchiere, per la lettura del giornale, o di un buon libro; di riappropriarsi del senso comunitario per il quale nascono.
Per Roberto Scappin e Paola Vannoni di Quotidiana.com, invisibili sono le piccole morti giornaliere, quelle che vengono inflitte al bene comune, alla solidarietà o al “pensiero socialista”. Ciò che ne resta è allora una comunicazione corrotta, monca, un individualismo sfrenato, i supermercati e due cowboy stanchi, arresi, inconcludenti e testardamente inetti. 
Per Helen Cerina invisibile è il particolare, perso nella frenesia e nel caos odierno. La Compagnia mette allora a fuoco il dettaglio, riappropria la gestualità della sua carica simbolica e significativa. La immortala, l’accelera, la sposta in location che non gli appartengono e la esalta attraverso i movimenti della danza.
Per Caio e Clement di Soralino, invisibili sono l’equilibrio e il disquilibrio, ma anche la gravità, che caparbiamente sfidano attraverso un circo di scatole di cartone.
Ciascun artista dà voce al suo invisibile, i canali espressivi sono davvero tantissimi, sono le infinite possibilità dell’Arte.
Nottenera le sprigiona tutte insieme in una notte di suggestivo buio in cui la sola luce è quella rivolta al palcoscenico.
Ma invisibili sono anche le storie, quelle degli Artisti, invisibile è la casualità dei loro incontri e il percorso che li hanno condotti fin qui. Mi viene in mente la strana coppia di Caio e Clement, due fuori sede a Parigi, che a Parigi ora ci vivono e oggi Clement fa le vacanze in Italia.
La Sèrra ospita tutto questo, e per dirlo con un riferimento a Platone tanto caro al graffitismo di Giorgio Bartocci, la reazione non è più quella pasticciata di una tela di Pollock, ma la dolce accoglienza del prigioniero che rifiuta l’immobilità culturale e abbraccia la luce fuori della Caverna.
A modo suo, anche il piccolo paese ha svelato il suo Invisibile. Ed io l’ho visto, un giorno, affacciandomi alla terrazza che dà sulle colline. C’era una signora col sinale e suo marito. “Facevano il pomodoro” – il sugo voglio dire – lo facevano proprio. Mia nonna il pomodoro non lo fa più, dice che è vecchia e allora lo compra già imbottigliato. Ma io lo so che queste pratiche demodé ce le ha dentro, e le custodisce gelosamente nell’invisibilità contemporanea che non ammette sguardi al passato.   
Stiamo andando nella stessa direzione? Domanda l’installazione di  Simone Alessandrini. Sì, stiamo andando nella stessa direzione.
Il meccanismo delle passioni che la determinano in quelle basse sfere è meno complicato, e potrà quindi osservarsi con maggior precisione. Basta lasciare al quadro le sue tinte schiette e tranquille, e il suo disegno semplice."

M.T.